India estrema

Forse l’India è il luogo in cui la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è più evidente: povertà e abbandono estremi si confrontano ad ogni angolo di strada con enormi imperi economici e una classe media sempre più benestante. Eppure, quello che altrove produrrebbe conflitti sociali incontrollabili qui è spesso vissuto con pacata accettazione, come parte di un disegno superiore di perfetta giustizia.

Il lebbrosario di Varanasi mi pare quasi un’isola di serenità, dove riceviamo sorrisi e ringraziamenti per il piccolo aiuto che lasciamo. Vedo la vita svolgersi con perfetta normalità in villaggi trasformati in depositi di rifiuti tossici. Osservo di notte le vie di Kolkata diventare immensi dormitori all’aperto, nei quali ogni persona divide lo spazio con topi e scarafaggi, e dai quali all’alba si alza con naturalezza per recarsi al lavoro. Ma mi sconvolgono profondamente le tendopoli sui binari ferroviari: mentre cerco di capire come si possa anche solo sopravvivere in condizioni così disumane, vengo circondata da bambini pieni di allegria e da adulti incuriositi, che ci invitano addirittura a condividere il loro poverissimo pasto. Ed è inevitabile chiedermi chi davvero, fra noi e loro,  siano quelli nati dalla parte sbagliata del mondo.